Parco Solari: dove le mucche scendevano dal treno!
Abbiamo più volte trattato di luoghi per i bambini, cari anche ai più grandi. Per molti di questi si ha un’affezione naturale perché rappresentano posti dove si coagulano ricordi d’infanzia. Il più delle volte questi stessi angoli di Milano sono dei giardini storici della nostra città, spesso circondati da quartieri popolosi. Si tratta quindi di polmoni verdi, spesso ben curati, baricentro per gli interessi di intere generazioni di bambini e ragazzi della zona. Una di queste aree è sicuramente il Parco Solari, ampia area a verde del quadrante ovest della città, a ridosso del centro storico, raccolto dentro le mura spagnole.
Per raccontarne i tratti di sviluppo, partirò proprio da qui: alla metà del XIX sec., nella Milano appena annessa al Regno d’italia, una cintura ferroviaria che girava proprio fuori dalle mura spagnole, serviva e riforniva di beni di prima necessità l’intera città. In quest’ambito il rilevato ferroviario passava ancora tra ali di campi, bagnati da fiumi e rogge all’aria aperta, aree industriali con una rilevante presenza di magazzini, zone di frangia dove città e campagna si confondevano e dove cominciavano a sorgere i primi quartieri operai a ridosso proprio delle fabbriche dove lavoravano.

Quadrante ovest della città in una mappa dell’inizio del XX sec., dove l’ansa del rilevato ferroviario ricalca l’andamento di alcune via della zona. Sono segnati anche lo Scalo merci e il vecchio Macello.
Il tratto ad ovest, proprio dove oggi c’è il parco, era uno scalo ferroviario, molto importante poiché la ferrovia piegava a gomito (come dimostra ancora l’andamento di Via Dezza) per collegare lo Scalo merci Sempione con Porta Genova. Era essenzialmente destinato ai magazzini del bestiame e al rifornimento di carne per l’intera città. Qui il fetore nell’aria era partcolarmente acre non solo per la presenza dei bovini, ma anche per la frollatura delle carni e per i resti della lavorazione che spesso venivano accumulati, insieme alle ossa lungo la scarpata dei bastioni. Da qui, attraverso un tunnel che oltrepassava le imponenti mura spagnole, ancora esistenti allora, veniva permesso l’ingresso in città di merci e facchini, verso la strada che conduceva in S. Ambrogio. Subito fuori dal lungo e buio sottopasso, si giungeva al Macello cittadino, situato proprio dove oggi c’è quel grande slargo conosciuto come Piazza S. Agostino, a ridosso del nuovo carcere di S. Vittore. Fu quindi solo col trasferimento del vecchio Macello, in una zona periferica fuori Porta Vittoria, che i destini dell’area cominciarono a cambiare e ad assumere i nuovi connotati di area urbanizzata così come la conosciamo oggi. Il parco Solari nacque solo con gli anni Trenta del XX sec., infatti come forma compensativa delle pesanti lottizzazioni della zona: qui sorse infatti agli inizi del Novecento il primo quartiere operaio della città (quello di Via Solari 40) voluto dalla Società Umanitaria per far fronte alla condizione abitativa delle gran masse di lavoratori che cominciavano a confluire in città con la prima forte industrializzazione del paese.

In questa mappa del 1871 si legge più chiaramente l’andamento del fiume Olona (oggi tombinato sotto il parco) e l’isola detta di Brera (che si creava tra la biforcazione del corso d’acqua in questo punto).
Fu così che tra il 1939 e il ’40, l’arch. Casiraghi, il responsabile del servizio verde pubblico del Comune di Milano, tracciava questo parco rionale sopra l’isola tra due anse del fiume Olona, detta “isola di Brera”: 60.000 mq. su un pianoro sul fiume (la vicina via Olona prende il nome proprio dal fatto che nei pressi vi scorre l’omonimo corso d’acqua).
Pian piano venne infrastrutturato con una serie di servizi che lo resero ancora più allettante: oltre al verde, offrì via via infatti diversi spazi per lo svago a partire da una meravigliosa piscina comunale (ingresso da Via Montevideo 20) inserita nel 1963, su progetto dell’architetto Arrigo Arrighetti, capo dell’allora Ufficio Tecnico del Comune, quattro campi da gioco, un’area per il mini calcetto, aree dedicate per i cani. Nel 2004 gli importanti lavori di riqualificazione, ci hanno regalato oltre ad una serie di nuove piantumazioni di interessanti specie arboree (come aceri, carpini, cedri, querce, magnolie, platani, oltre che macchie di ortensie e roseti), un restyling dei vialetti e il Monumento “Porta di ritorno” di Kan Yasuda.
A conclusione dei lavori, la passata giunta pensò di ribattezzarlo, dedicandolo all’educatore Don Giussani, che tanta parte della vita passò a Milano. Notizia di questi giorni: l’Amministrazione comunale ha approvato il piano di interventi per ampliare e migliorare l’impianto sportivo della piscina, che si presenterà in una nuova veste per la prossima stagione estiva!
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[…] allora col comprendere, nella rete primaria, i corsi d’acqua di Milano: in primis i fiumi Olona, Seveso, Lambro, poi il Naviglio Martesana e i due Navigli, a sud, Grande e Pavese. In ultima […]
[…] la chiesa di S. Siro alla Vepra (dal nome del canale che da Nord-Ovest convogliava le acque dell’Olona in città), S. Giovanni in Conca (presso l’area impaludata nei pressi dell’attuale […]
[…] soprattutto per una città popolosa come Milano e come abbiamo già avuto modo di raccontare sui magazzini ferroviari adiacenti al vecchio Macello. Ma insieme alle merci si muovevano anche persone e interessi e non era estranea quella particolare […]
[…] linea nemmeno con la via Lorenteggio (forse in linea con una più antica strada che costeggiava il canale dell’Olona) […]
[…] allora col comprendere, nella rete primaria, i corsi d’acqua di Milano: in primis i fiumi Olona, Seveso, Lambro, poi il Naviglio Martesana e i due Navigli, a sud, Grande e Pavese. In ultima […]
[…] parco sorge su un’area che, alla metà del XIX sec., nella Milano che aveva una cintura ferroviaria che girava proprio […]