I cortili, i bambini, e la banda della Teppa.

La vita all’aria aperta dei bambini a Milano inaugura un nuovo capitolo di storia … Lunedì 14 Aprile è stato adottato dal Consiglio Comunale il nuovo testo del Regolamento Edilizio del Comune di Milano. E’ un importante e corposo documento che fissa i principi e i cardini su cui si basa tutta l’attività edilizia all’interno della nostra città. Naturalmente è una materia destinata ai tecnici ma qui mi preme sottolineare una notizia che ha ricadute davvero “edificanti” per la vita dei nostri bambini.

Infatti, dopo il diritto a ricoverare le biciclette nei cortili delle nostre abitazioni, allo stesso modo passa il concetto altrettanto importante volto a favorire il gioco dei bimbi negli spazi aperti di pertinenza dei condomini. E qui non può che aprirsi la pagina dei ricordi della nostra infanzia, per noi papà e mamme di mezza età, quando gli schiamazzi e il vociare dei fanciulli era bandito dai cortili sotto le nostre abitazioni: erano i tempi in cui i nostri genitori dovevano affrontare le antipatiche discussioni nelle assemblee di condominio o con i vicini infastiditi dalle torme di bambini che si ritrovavano nelle pertinenze sotto casa prima di essere abbastanza grandi per affrontare da soli la via che ci portava alle aree giochi più vicine. Insomma forse perché di nascite ce ne sono sempre meno, o perché c’è una nuova e diversa sensibilità per l’infanzia, ma da oggi poter giocare in assoluta sicurezza in uno spazio chiuso condominiale è un diritto! Questa vicenda mi porta ancora più indietro che ai tempi della mia infanzia, quando era inevitabile che dove vi fosse un assembramento di tre o più fanciulli, lì potesse nascere una banda di monelli.

Una banda famosa di monelli, quella di Peter Pan

Una banda famosa di monelli, quella di Peter Pan

Ricordiamoci tutti che siamo stati bambini, in apparenza inermi creature celestiali, ma più facilmente con l’ausilio e l’appoggio dei più vivaci, esseri capaci di vita propria, pronti a scatenarsi nel più famoso “effetto branco”. Dicevamo quindi di una storia antica quanto la Milano ottocentesca della Restaurazione austriaca, quando una banda di ragazzi, anche di buona famiglia, come si dice oggi, si trasformò nella famigerata Compagnia della Teppa. Tutti ne abbiamo sentito parlare, ma cos’era questa Teppa? Non è altro che un termine del dialetto milanese per indicare il muschio o quel tappeto vegetale morbido che usiamo ad esempio a Natale per ricoprire il fondo dei presepi. Insomma questa vegetazione copriva l’area umida e fitta di vegetazione intorno al Castello Sforzesco, luogo di ritrovo per questi ragazzotti, un po’ annoiati, che pare portassero un copricapo di feltro, per ripararsi nelle fredde giornate invernali, dal caratteristico pelo morbido e sottile proprio come la stessa teppa.

Giovane vestito secondo la moda del tempo con tanto di cappello "alla teppa"

Giovane vestito secondo la moda del tempo con tanto di cappello “alla teppa”

Le loro birichinate fanno parte della tradizione orale meneghina, che ne immortala spesso le gesta ai danni dei prepotenti. Ciò che li animava era semplicemente la gioia del vivere di quell’età, l’allegria dello stare insieme, lontano dalla politica degli esuli. Altrettanto indimenticabili certe loro bravate, come l’aver buttato nel Naviglio la garitta gialla e nera davanti al Palazzo del Senato (ora sede dell’Archivio di Stato) con all’interno il soldato di guardia addormentatosi nottetempo all’interno, o l’improvvisare serenate sotto le finestre delle dimore delle belle donne seppur sposate, o qualche pesante burla giocata ai danni di qualche pezzo grosso vicino al viceré austriaco.

Naviglio di Via Senato

Naviglio di Via Senato

Ma lo scherzo più pesante, che pose fine alla terribile compagnia, fu raccontato persino da Rovani nel suo celebre romanzo Cent’Anni. Nel 1821 ebbero infatti l’ardire di rapire 20 nani di Milano (e per nani non intendo quelli da giardino!), di travestirli con abiti nobiliari e di rinchiuderli nella villa Simonetta, allora al di fuori dalle mura cittadine, circondata da vasti terreni e di proprietà di un loro sodale di scorribande, con tredici dame vicine al potere austriaco. E’ inutile dire che la faccenda suscitò tale clamore da fare intervenire la polizia segreta, che portò in carcere, all’esilio, o alla ferma militare obbligatoria 60 ragazzi.

Villa Simonetta

Facciata principale della Villa Simonetta da una vecchia stampa

La villa, che rimase abbandonata ancora per secoli, solo nel 1959 venne acquistata dal Comune e restaurata a partire dal 1960-61, anche se i giardini intorno furono di molto decurtati dagli scempi dei Piani Regolatori post bellici. Qualcuno, nel quartiere, ricorda ancora la fatica di artigiani e operai delle case vicine per rendere accessibili ai giochi dei bambini la corte e le aree adiacenti all’edificio in completo abbandono, rimuovendo rovi e macerie.

Vista aerea della Villa Simonetta oggi

Vista aerea della Villa Simonetta oggi

Oggi, restituita ai ragazzi, è sede della Civica Scuola di Musica.

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