Un fortunatissimo uomo in carriera. E la casa degli 8 giganti!
Si parla sempre della casetta nel bosco dei 7 nani….oggi invece vi parlo della casa degli 8 giganti, sita nel centro di Milano, che oltretutto non si allontana molto dalla zona delle Case Rotte che pian piano stiamo imparando a conoscere. Ma come per ogni storia bisogna partire dal “c’era una volta”, che in questo caso si riferisce alla vicenda burrascosa di un autentico e fortunato arrivista del Cinquecento, ovvero Leone Leoni, e in particolare della sua dimora, più nota come Casa degli Omenoni. Siamo nella Milano spagnola del XVI sec., in presenza di uno di quegli artisti sui generis, un creativo più rissosso del Caravaggio, che concretizzava la sua più riuscita cifra nel coniare medaglie e monete celebrative. Anche se lombardo, fu da tutti conosciuto come l’”aretino” per le sue origini. Allo stesso modo era noto in città, e con questo epiteto battezzarono anche quella piccola via di collegamento tra le Case Rotte e Piazza Belgioioso dove si trovava la sua abitazione. A lui si attribuirono grandi irrequietudini e un fitto girovagare per le corti italiane in cerca di lavoro.
Ma come arriva in città e soprattutto come riesce a costruirsi una casa da nobile? Con una fortunata carriera da arrampicatore sociale, come dicevamo prima, dandosi spesso alla fuga per non incorrere nella giustizia! Tutto comincia nel 1536 quando, accusato di aver coniato monete false, deve lasciare rocambolescamente la Zecca di Ferrara, dove aveva lavorato come incisore dei coni, per riparare nella “libera” Venezia presso Pietro Aretino. Giunto a Roma l’anno dopo, riesce ad avere la possibilità di coniare una prima medaglia per il papa Paolo III, grazie al fatto che lo scultore Cellini si trovava in carcere: questi poi l’accusa persino di avere tentato di avvelenarlo per sbaragliare la concorrenza! Ma gli intrighi della corte romana non risparmiano nemmeno la sua figura, e nel 1540 viene arrestato per il ferimento del gioielliere papale, e condannato all’amputazione della mano destra. La fortuna ancora una volta è dalla sua, e la pena gli viene poi commutata in un periodo di lavoro forzato sulle galere. Andrea Doria, principe di Genova, lo libera per fargli realizzare alcune monete dedicate al re di Spagna, Carlo V: il nuovo curriculum del Leoni viene notato dal governatore spagnolo di Milano, Alfonso d’Avalos e così il nostro si ritrova a essere incisore dei coni alla Zecca milanese fino al 1545. La carriera si impenna: la sua fama giunge all’orecchio del re di Spagna che lo “assume” come scultore. In altre parole oltre alla cadrega, ovvero la poltrona, ottiene addirittura un’intera casa! Si tratta di un’abitazione in contrada de’ Moroni (dal nome della famiglia che qui deteneva la maggior parte delle case, l’odierna Via Omenoni per intenderci), la dimora citata come “casa del Prato”.
Il palazzo viene da lui ampliato e ristrutturato, nelle forme del tardo ‘500 manierista, e adoperato come galleria delle sue collezioni d’arte: dipinti di vari artisti del tempo, da Tiziano a Correggio, sculture, trattati, persino opere di Michelangelo con cui aveva collaborato a Roma. E addirittura un cavallo “di rilievo di plastica” di Leonardo da Vinci! Il figlio Pompeo ingrandisce la già importante collezione con un gran colpo: il Codice Atlantico di Leonardo. Ma la supercarriera del Leoni non lo allontana certo dai guai con la giustizia: nel 1559 ferisce il figlio di Tiziano, Orazio; come però è stato ben raccontato dal Manzoni nei Promessi Sposi, nella Milano spagnola se avevi il favore di certi notabili del governatorato spagnolo, anche i crimini più efferati non solo non avevano grandi conseguenze penali, ma non ostacolavano nemmeno il conseguimento delle commesse. Così il Leoni continua a viaggiare in piena libertà e a raccogliere opere eccellenti per la sua dimora milanese che restaura e decora ulteriormente.
Ecco che tale residenza diviene famosa per le enormi cariatidi in pietra della facciata, detti in dialetto “Omenoni” (grandi uomini). Ma chi sono questi giganti posti sul prospetto? Anticamente li chiamavano “Prigioni” cioè i barbari sconfitti, tema caro all’arte della Roma classica e rinascimentale. Al di sopra delle teste dei barbari sono indicate le stirpi ai quali appartengono e nello scomparto centrale del fregio che corre sotto la gronda, il rilievo con la Calunnia sbranata dai leoni allude al nome dei proprietari, in altre parole al casato dei Leoni! Oggi, a titolo di cronaca, inglobato dall’Ottocento al palazzo retrostante che si affaccia sulla Piazza Belgioioso, dopo alcuni rimaneggiamenti novecenteschi, ospita il Club più esclusivo di Milano!
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